da
VITA E POLITICA DI
GIULIO MAZARINO
di
Dario Coppola e Gloria Gazzola
(1983)
Giulio Mazarino procedeva nel suo lavoro con molta cautela poiché il governo di Spagna diffidava di lui, lo temeva, lo faceva spiare e insidiare dal proprio ambasciatore a Parigi. A Roma, Mazarino era invece osteggiato da Monsignor Francesco Ceva da Mondovì, rettore della Segreteria di Stato: Ceva era invidioso di Mazarino e pensava che gli avesse sottratto il ruolo: "non potendo nuocergli come avrebbe desiderato - racconta il Silvagni - lo feriva a colpi di spillo"; del Ceva, chiaramente, il Silvagni traccia un brutto profilo e formula un giudizio negativo e riporta che Ceva continuamente ripeteva che la presenza di Mazarino a Parigi fosse inutile, e che non avrebbe ottenuto nulla dalla corte di Francia.

Fu affidata a Mazarino, come riporta il Silvagni, una commissione politica a favore del duca di Lorena, che fallì al primo colloquio col cardinal Richelieu, il quale sosteneva che se i ministri del papa fossero andati da lui per qualsiasi affare sarebbero stati ben ricevuti ma se ritenevano di essere così eloquenti da persuaderlo per ottenere la restituzione della Lorena si ingannavano allorché avessero preso la decisione; Richelieu concluse meravigliandosi che Mazarino avesse accettato una simile commissione perché non avrebbe concluso niente, ma, a queste parole del cardinale, Mazarino rispose dicendo che aveva accettato un così difficile negozio per obbedire alla volontà del papa, dovendo i buoni servitori sottomettersi ai comandi dei loro padroni, e, ascoltata questa risposta, Richelieu si ammansì. Fu questa l'unica discordia fra Mazarino e Richelieu dalla quale si evince l'agire severo, talora animoso e brutale di Richelieu, contrastante con un comportamento più accomodante di Mazarino. Tuttavia Mazarino non sperava più che la Lorena potesse essere restituita al duca di Francia.

Fra le altre commissioni politiche Mazarino fu anche intermediario tra la regina Maria de' Medici e il di lei figlio, avendo questa offerto la propria mediazione per la pace se le fosse stato concesso di rientrare in Francia.
Fra i detrattori di Mazarino spiccavano uomini come Olivares, che ricorse persino a una calunnia a Roma e a Parigi dicendo che Mazarino negoziava un accordo tra Spagna e Francia con l'esclusione dell'Olanda, paese con cui invece Richelieu era sul punto di fare un'alleanza.
Negli anni successivi Mazarino continuò, ad Avignone, a essere un attento e sapiente osservatore della politica francese ed europea, ma ritornò presto, ovvero nel 1636, a Roma, chiedendo soprattutto d'essere ricevuto dal papa per parlare a viva voce con lui dei fatti analizzati. Da parte del pontefice, Mazarino trovò un'ottima accoglienza in molti incontri, poiché il papa amava conversare lungamente con lui per consigliarsi. In quel periodo i cardinali Antonio Barberini, il già citato Bichi e il maresciallo duca di Estrée, ambasciatore di Francia, chiedevano che Mazarino venisse fatto cardinale ma la Spagna si opponeva tenacemente: non voleva che divenisse cardinale il consigliere di papa Urbano VIII, l'amico e confidente del cardinal Richelieu.
Nel 1639, con un lunghissimo documento Luigi XIII, grazie alla mediazione di Richelieu, accordò la cittadinanza francese a Mazarino: da questo momento inizia la seconda parte della vita di Giulio Mazarino che tornerà definitivamente a Parigi.
Fonti bibliografiche
Marcel Boulanger, "Mazarino", trad. italiana di A. Enrici del testo originale francese, Ed. Corbaccio dall'Oglio, Milano, 1954.
Umberto Silvagni, "Il Cardinal Mazzarino: con ricerche nove e documenti inediti", Ed. Fratelli Bocca, Torino, 1928.
Umberto Silvagni, "Il Cardinal Mazzarino: con ricerche nove e documenti inediti", Ed. Fratelli Bocca, Torino, 1928.
5. (continua)