giovedì 20 dicembre 2012

COPERNICO CANCEROGENO

La Provincia chiude il Luxemburg e il Copernico, studenti delusi

Alla fine la Provincia ha deciso di chiudere le due scuole. A nulla è servita la manifestazione degli studenti. Per la bonifica potrebbero volerci nove mesi

da TORINO TODAY del 19 dicembre 2012


Storie Correlate

La Provincia di Torino ha deciso cha le scuole Luxemburg e Copernico non potevano continuare a rimanere aperte dopo che l'Asl ha riscontrato, analizzando parte dei controsoffitti, la presenza di lana di vetro, un elemento potenzialmente cancerogeno.
A nulla è servita la manifestazione degli studenti dei due istituti, che proprio oggi erano scesi in piazza per chiedere la bonifica nelle prossime vacanze estive. Proprio gli studenti si dicono "delusi e disperati" dalla decisione della Provincia, aggiungendo che hanno "perso la fiducia nelle istituzioni".


Non è ancora chiaro per quanto tempo il Luxemburg e il Copernico dovranno stare chiusi, secondo gli studenti rimasti fuori dalla sede provinciale la bonifica potrebbe portare via anche nove mesi. C'è una perizia del Cto che dice che la composizione di quella lana di vetro fa sì che non sia cancerogena, a differenza di quanto sostiene quella effettuata dall'Arpa. Abbiamo provato a dirlo in ogni modo, ma si è voluto ascoltare soltanto il parere dell'Asl e della Procura che chiedevano la chiusura". Negli istituti proseguirà a oltranza l'occupazione in atto da alcuni giorni.

giovedì 2 dicembre 2010

5. MAZARINO CON RICHELIEU

da 

VITA E POLITICA DI

GIULIO MAZARINO

di 
Dario Coppola e Gloria Gazzola

(1983)


Giulio Mazarino procedeva nel suo lavoro con molta cautela poiché il governo di Spagna diffidava di lui, lo temeva, lo faceva spiare e insidiare dal proprio ambasciatore a  Parigi. A Roma, Mazarino era invece osteggiato da Monsignor Francesco Ceva da Mondovì, rettore della Segreteria di Stato: Ceva era invidioso di Mazarino e pensava che gli  avesse sottratto il ruolo: "non potendo nuocergli come avrebbe desiderato - racconta il Silvagni - lo feriva a colpi di spillo"; del Ceva, chiaramente, il Silvagni traccia un brutto profilo e formula un giudizio negativo e riporta che Ceva continuamente ripeteva che la presenza di Mazarino a Parigi fosse inutile, e che non avrebbe ottenuto nulla dalla corte di Francia.
Tre mesi circa, dopo essere arrivato a Parigi, Mazarino informava che Richelieu lo trattava con molta cortesia, lo invitava a ogni festa e ricevimento. E' lo stesso Mazarino  a scrivere su Richelieu queste note riportate dal Silvagni: "Vi sono ore che il cardinale di Richelieu patisce ogni cosa, altre in cui si offende di tutto, talvolta si possono negoziare con lui venti affari in un'ora, tra l'altro complessi, ma talvolta succede, più spesso, che non se ne può trattare uno in venti giorni e poiché bisogna accomodarsi con il suo umore, è di gran vantaggio vederlo e consultarlo spesso".

Fu affidata a Mazarino, come riporta il Silvagni,  una commissione politica a favore del duca di Lorena, che fallì al primo colloquio col cardinal Richelieu, il quale sosteneva che se i ministri del papa fossero andati da lui per qualsiasi affare sarebbero stati ben ricevuti ma se ritenevano di essere così eloquenti da persuaderlo per ottenere la restituzione della Lorena si ingannavano allorché avessero preso la decisione; Richelieu concluse meravigliandosi che Mazarino avesse accettato una simile commissione perché non avrebbe concluso niente, ma, a queste parole del cardinale, Mazarino rispose dicendo che aveva accettato un così difficile negozio per obbedire alla volontà del papa, dovendo i buoni servitori sottomettersi ai comandi dei loro padroni, e,  ascoltata questa risposta, Richelieu si ammansì. Fu  questa l'unica discordia fra Mazarino e Richelieu dalla quale si evince l'agire severo, talora animoso e brutale di Richelieu, contrastante con un comportamento più accomodante di Mazarino. Tuttavia Mazarino non sperava più che la Lorena potesse essere restituita al duca di Francia.

Traspare, comunque, da questi atteggiamenti la fine capacità politica di Mazarino; il Silvagni afferma che "la politica non è quella scienza astrusa e trascendentale che i politicastri furbi fanno credere ai gonzi" e dice che Mazarino difese e patrocinò quanto più poté, in frequenti e lunghi colloqui col cardinale e con Luigi XVIII, la commissione affidatagli.
Fra le altre commissioni politiche Mazarino fu anche intermediario tra la regina Maria de' Medici e il di lei figlio, avendo questa offerto la propria mediazione per la pace se le fosse stato concesso di rientrare in Francia.
Fra i detrattori di Mazarino spiccavano uomini come Olivares, che ricorse persino a una calunnia a Roma e a Parigi dicendo che Mazarino negoziava un accordo tra Spagna e Francia con l'esclusione dell'Olanda, paese con cui invece Richelieu era sul punto di fare un'alleanza.
Negli anni successivi Mazarino continuò, ad Avignone, a essere un attento e sapiente osservatore della politica francese ed europea, ma ritornò presto, ovvero nel 1636,  a Roma, chiedendo soprattutto d'essere ricevuto dal papa per parlare a viva voce con lui dei fatti analizzati. Da parte del pontefice, Mazarino trovò un'ottima accoglienza in molti incontri, poiché il papa amava conversare lungamente con lui per consigliarsi. In quel periodo i cardinali Antonio Barberini, il già citato Bichi e il maresciallo duca di Estrée, ambasciatore di Francia, chiedevano che Mazarino venisse fatto cardinale ma la Spagna si opponeva tenacemente: non voleva che divenisse cardinale il consigliere di papa Urbano VIII, l'amico e confidente del cardinal Richelieu.
Nel 1639, con un lunghissimo documento Luigi XIII, grazie alla mediazione di Richelieu, accordò la cittadinanza francese a Mazarino: da questo momento inizia la seconda parte della vita di Giulio Mazarino che tornerà definitivamente a Parigi.

Fonti bibliografiche
Marcel Boulanger, "Mazarino", trad. italiana di A. Enrici del testo originale francese, Ed. Corbaccio dall'Oglio, Milano, 1954.
Umberto Silvagni, "Il Cardinal Mazzarino: con ricerche nove e documenti inediti", Ed. Fratelli Bocca, Torino, 1928.

5. (continua)

martedì 26 ottobre 2010

4. MAZARINO, IL DIPLOMATICO

da 

VITA E POLITICA DI

GIULIO MAZARINO

di 
Dario Coppola e Gloria Gazzola
(1983)
Mazarino si adoperò per ottenere, con un accordo segreto, la cessione di Pinerolo alla Francia, col pensiero e la speranza che essa potesse essere provvisoria, e fruttasse vantaggio al duca di Savoia. A detta del Silvagni, per la segretezza dell'operazione, Mazarino fu accusato da molti autorevoli biografi e storici del XVII secolo, di avere tramato nell'ombra lasciando all'oscuro tutti, in primis lo stesso pontefice. Il Silvagni, sostenitore appassionato di Mazarino, nella sua biografia critica a sua volta tutti i detrattori e riserva, invece, parole di elogio agli storici che hanno apprezzato l'opera di Mazarino; in particolare, Silvagni stima il Benedetti dispensando per lui abbondantemente giudizi di favore; altri storici, citati dal Silvagni, che si sono interessati a questi fatti sono il Bazzoni, il Quazza, il Brusoni e il Denina. Tuttavia per Silvagni soltanto il Benedetti poteva conoscere meglio degli altri le vicende: la spiegazione, che egli riporta, sta nella volontà di Richelieu di impossessarsi di Pinerolo. Papa Urbano VIII, ben sapendolo, voleva patrocinare il duca di Savoia e, pensando anche che così potesse venire meglio equilibrata la preponderanza spagnola quella francese in Italia secondo la politica del tempo, escogitò una proposta quando vide che i ministri e i legati dei vari Stati stranieri, tra cui Richelieu, si accingevano a guerreggiare per il malcontento suscitato dalla pace di Ratisbona. Quindi Urbano credette preferibile, a un eventuale ritorno degli spagnoli nel Monferrato, di lasciare alla Francia, con Pinerolo o Susa, una porta aperta in Italia. Da qui partirono accordi segretissimi con Mazarino: il segreto fu perciò voluto dal papa per evitare che i "sospettosi e attenti" ministri spagnoli, come li definisce il Silvagni, ne avessero "sentore". Così, per il Benedetti e il Denina, la prima mossa fu di Urbano VIII, in realtà, e non di Mazarino.

Nel 1634 Mazarino arrivò a Parigi, dove dette prova di operosità.
Egli mise a frutto la fitta di rete di relazioni interpersonali guadagnandosi consensi, stima , simpatia e prestigio, acquistando grande fama. Tra i fasti fu subito ricevuto solennemente per un'udienza dal re e dalla regina e, nel corso della sua permanenza nella città da lui amata, Mazarino divenne talmente amato al punto che, ammalatosi gravemente, ricevette la visita del re nel 1635.
Nei suoi discorsi Mazarino parlava sempre di sé il meno possibile: aveva imparato questa tattica quando era venticinquenne, nei suoi primi anni di esperienza diplomatica.
Più di una volta, e per lungo tempo, Mazarino dimorò anche a Rueil, residenza ordinaria di Richelieu, in una casa in cui abitò il cardinal Bichi: il Silvagni, citando la sua fonte che è sempre Elpidio Benedetti, riporta che Mazarino trascorreva buona parte del tempo a fianco del cardinal Bichi "rimanendo anche con lui sette ed otto ore continue".



Fonti bibliografiche
Marcel Boulanger, "Mazarino", trad. italiana di A. Enrici del testo originale francese, Ed. Corbaccio dall'Oglio, Milano, 1954.
Umberto Silvagni, "Il Cardinal Mazzarino: con ricerche nove e documenti inediti", Ed. Fratelli Bocca, Torino, 1928.

4. (continua)

giovedì 21 ottobre 2010

3. MAZARINO E LA "SUA" FRANCIA


da 

VITA E POLITICA DI

GIULIO MAZARINO
di 
Dario Coppola e Gloria Gazzola
(1983)

Nel tratteggiare la biografia di Mazarino abbiamo notato che Silvagni spesso ne esalta la personalità; tuttavia, spesse volte, egli afferma di non tralasciare le critiche "senza peli sulla lingua". 
Boulanger invece, descrivendo l'encomiabile opera diplomatica di Mazarino, si abbandona volentieri all'espressione di uno spirito nazionalista, dipingendo con forti tinte la grandezza della Francia.
Lo storico riporta i fatti che avvennero quando Luigi XIII si trovava al Passo di Susa durante la presa di Pinerolo da parte dei francesi e, in seguito, racconta degli spagnoli che assediarono Casale, finché  gli imperiali saccheggiarono Mantova. 
Il 23 ottobre 1630 francesi e spagnoli s'incontrarono sotto Casale ed entrambe le parti si preparavano a combattere quando, improvvisamente, un uomo irruppe al galoppo fra i due eserciti gridando "La pace!": era Mazarino che aveva ottenuto, in quel momento, una convenzione che pacificava tutti. Più tardi gli antimazarinisti insinuarono che tutto fosse stato preparato: il "furbo" avrebbe avuto, da tempo, l'atto in tasca senza farne parola, attendendo l'ultimo istante per meglio mettersi in scena. In ogni caso, Mazarino vinse la partita con questo gesto di audacia del quale si parlò in ogni corte  e in tutti gli eserciti d'Europa. Ormai Mazarino era un "autorevole" agente della Santa Sede, dotato di "fortuna","scienza" e "abilità". Egli rappresentò ufficialmente il Pontefice firmando poi il Trattato di Cherasco, attraverso il quale si pose fine alla guerra.
Qualche anno dopo, Mazarino si trovò a Parigi, città nella quale, affascinato dalla figura di Richelieu (nella foto), tornò più volte: si cominciava a delineare la passione di Mazarino nei confronti della Francia e della relativa storia politica. Nel 1632, Mazarino negoziò e ottenne la firma del Trattato di Torino. Qualcuno credeva addirittura che egli fosse francese ma, in realtà, Mazarino aveva soltanto uno sviscerato amore per la Francia che ammirava al punto da definirla "regno perfetto e omogeneo", con "solide frontiere", "quel suolo fertile e popoloso", "nazione densa, vivace ", che poteva - e doveva - dominare il mondo civile dell'epoca, ossia l'Europa occidentale e la Germania ancora informe: da queste descrizioni riportate si nota come il Boulanger esalti abbondantemente la Francia.
Proprio dal 1632 il capitano "Mazarino" cessò di esistere. Giulio, pur senza entrare nel sacerdozio militante, adottò l'abito ecclesiastico e ricevette due bei canonicati; fu nominato vicelegato ad Avignone, città nella quale egli,  per un anno intero, rimase a dispetto della Spagna, che lo detestava. 
Successivamente, Giulio fu nominato nunzio apostolico a Parigi: in due anni di nunziatura, Mazarino favorì tanto la Francia, per calcolo e per inclinazione personale. Piacque molto a Luigi XIII e a Richelieu, il quale gli avrebbe poi conferito ufficialmente, nel 1639, la nazionalità francese.



Fonti bibliografiche
Marcel Boulanger, "Mazarino", trad. italiana di A. Enrici del testo originale francese, Ed. Corbaccio dall'Oglio, Milano, 1954.
Umberto Silvagni, "Il Cardinal Mazzarino: con ricerche nove e documenti inediti", Ed. Fratelli Bocca, Torino, 1928.

3. (continua)

martedì 19 ottobre 2010

2. LE PRODEZZE DI MAZARINO

da 

VITA E POLITICA DI

GIULIO MAZARINO
di 
Dario Coppola e Gloria Gazzola
(1983)

Tra i capitani italiani di quel tempo, ossia del 1620 circa, vi sono il conte di Collalto Ottavio Piccolomini e il generale Torquato Conti. Quest'ultimo apparteneva alla famiglia romana dalla quale uscirono molti guerrieri e ben nove papi dall'anno 931 al 1721.
Durante il pontificato di Urbano VIII (nella foto), Giulio Mazarino con la piccola armata pontificia andò a Milano nel 1623 e si guadagnò la stima del commissario generale Giovan Francesco Sacchetti che preferì ad altri Mazarino e lo adoperò nei negoziati con i governatori e i generali di Francia e di Spagna.
Così, anche per via del Sacchetti, Torquato Conti conobbe Mazarino che fu da lui visto dopo il ritorno dagli abili negoziati sui quali, in qualità di generale, gli chiese una relazione scritta: in essa Mazarino espose tutte le faccende relative alla Valtellina, i colloqui avuti, i negoziati intrapresi, nonché le proprie riflessioni. La relazione, poi spedita alla Corte di Roma, fu ritenuta "prudente", "virtuosa", "accurata" dal Conti che non sapeva spiegarsi come un giovane potesse discorrere con così fine politica.
L'abate Elpidio Benedetti traccia una biografia, di gran pregio, di Mazarino che è rimasta sconosciuta ai maggiori storici francesi fino alla metà dell'Ottocento: essa costituisce grande importanza soprattutto per quanto vi si legge nelle prime pagine alle quali attinsero scrittori come il Cousin e lo Chéruel.
Il Benedetti, uomo religioso appartenente a una famiglia "tradizionale" che conosceva gli affari politici di Francia e di Roma, fu amico e confidente di Mazarino, oltre che suo segretario, e agente del re di Francia.
Nell'opera del Benedetti viene esaltata la personalità del cardinale e, come avviene anche in altre biografie contemporanee, fra le quali quella di un anonimo di Torino pubblicata dal Chiala, si inizia attribuendo origini "fantastiche" a Mazarino. Il Nandé addirittura gli attribuisce come antenato un certo "Johannes Mazarinus nipote di Alaimus Leontinus", che il re Pietro d'Aragona avrebbe fatto gettare in mare da due nipoti per avere favorito i tentativi degli Angioini in Sicilia, durante la guerra del Vespro.
Secondo il Silvagni bisogna però dare pieno credito alle asserzioni del Benedetti, il quale dimostra nel corso della sua opera di avere una "costante veracità" anche nelle faccende francesi e negli "argomenti più gravi". In breve, il riassunto della vita del cardinale che fa il Benedetti è questo: Mazarino fu un ottimo scolaro, che si fregiava di filosofia spicciola e utile già nei suoi primi discorsi; fu un gran giocatore; si dimostrò un abile avvocato in un processo rivolto a suo padre da lui difeso brillantemente; Mazarino fu presto attratto dal lusso e dallo sfarzo di quei tempi; ci fu anche un vano tentativo, ad opera dei gesuiti, di trarlo dalla loro; negli anni trenta del Seicento, Giulio superò se stesso viaggiando tra Torino, Mantova e Milano, cercando di conciliare le parti allora in guerra, e ci stava riuscendo, finché il duca di Savoia, sottraendosi agli accordi, consentì l'inevitabile divampare della guerra.


Fonti bibliografiche
Marcel Boulanger, "Mazarino", trad. italiana di A. Enrici del testo originale francese, Ed. Corbaccio dall'Oglio, Milano, 1954.
Umberto Silvagni, "Il Cardinal Mazzarino: con ricerche nove e documenti inediti", Ed. Fratelli Bocca, Torino, 1928.

2. (continua)

1. IL GIOVANE GIULIO MAZARINO

da 
VITA E POLITICA DI 
GIULIO MAZARINO
di 
Dario Coppola e Gloria Gazzola
(1983)

Giulio Mazarino (o Mazzarino) è stato un uomo dal carattere alquanto misterioso e, perciò, l'analisi psicologica del soggetto umano resta difficile; il giudizio formulato dagli storici sul suo operato rimane un po' sommario e dà adito a dubbi: "fu malgrado tutto un grande ministro". Una tale affermazione è troppo semplicistica per descrivere un personaggio storico così importante: egli non viene mai paragonato abbastanza  dagli storici ai suoi contemporanei.
Per conoscere Mazarino bisogna, allora, leggere i suoi quaderni personali e, soprattutto, le numerosissime lettere che formano un volume di grande mole: in questi documenti si sente palpitare la Francia malata, che il cardinale ha cercato di curare come meglio ha potuto fare. 
Inizialmente Mazarino non si dimostrava né garbato, né moderato, nonostante egli sarebbe successivamente divenuto, per vocazione, un diplomatico di carriera. Egli aveva "sangue nelle vene" e ci mancò poco che non finisse male; dovette disciplinarsi, riflettendo a lungo, e affrontare moltissimi ostacoli per diventare, poi, il signore che fu soltanto dopo aver superato l'età dei venticinque anni.
Mazarino veniva dal nulla e questo spiega lo scarso interesse per la finanza francese, una lacuna che gli costerà cara. La di lui famiglia bazzicava a Roma fra i domestici della famiglia dei Colonna; suo padre, essendo nato a Mazara, fu perciò chiamato Mazarino: questo particolare dell'origine del nome sarà  utilizzato contro il futuro cardinale dai suoi nemici. 
Giulio nacque il 14 luglio 1602 a Pescina negli Abruzzi; un suo fratello divenne frate domenicano: di lui il Boulanger afferma che la sua ambizione era tanto grande quanto la sua idiozia; ebbe anche quattro sorelle delle quali tre si sposarono rispettivamente a un Martinozzi, a un Muti, e a un Mancini; le figlie di quest'ultimo erano belle ed è noto che il giovane Luigi XIV pensò di fare di una di loro la regina di Francia. 
I genitori del piccolo Giulio lo fecero studiare a Roma dai Gesuiti ed egli imparava "miracolosamente".
A diciassette anni accompagnò in Spagna il suo giovane protettore e amico Gerolamo Colonna: entrambi studiarono all'Università di Alcalà per tre anni.
Giulio era, tra l'altro, un accanito giocatore di carte e di dadi. Inoltre, ci mancò poco che Giulio non si sposasse durante la sua permanenza a Madrid se i Colonna non lo avessero, per tempo, richiamato a Roma. 
Pieno di ambizione, Giulio divenne in fretta dottore.
Appena scoppiò la guerra di Valtellina, il papa vi mandò un piccolo esercito, del quale un principe Colonna avrebbe avuto un reggimento e, così, anche il venticinquenne Giulio ottenne il grado di capitano per comandare una sua compagnia: fu proprio lui a redigere le lettere, a soppesare i termini dei negoziati, a seguire il principe Colonna e a "galoppare" secondo il bisogno. Il giovane capitano sembrava operare meraviglie! Egli aveva compiuto l'ardito prodigio di arrestare due armate, un fatto che suscitò in tutta l'Europa stupore e ammirazione.
In seguito, l'impeccabile giurista Giulio Mazarino fu mandato a Ferrara; la sua ambizione, tuttavia,  lo portò presto a Roma, città nella quale egli si fece trasferire.
Gli storici e gli scrittori di Francia furono d'accordo nel riconoscere i meriti militari di Mazarino. Il Benedetti, collaboratore devoto e intelligente di Mazarino, e altri valorosi guerrieri che furono con lui testimoniarono le sue gesta; soltanto lo storico francese Michelet narrò in modo discorde dagli altri storici le gesta di Mazarino a Casale, ma - a detta del Silvagni - Michelet fece questa operazione con un'intenzione calunniosa meditata che spesso e troppo "ne guidò l'accesa fantasia e la penna magistrale".
In seguito, l'impeccabile giurista Giulio Mazarino fu mandato a Ferrara; la sua ambizione, tuttavia,  lo portò presto a Roma, città nella quale egli si fece trasferire.


Fonti bibliografiche
Marcel Boulanger, "Mazarino", trad. italiana di A. Enrici del testo originale francese, Ed. Corbaccio dall'Oglio, Milano, 1954.
Umberto Silvagni, "Il Cardinal Mazzarino: con ricerche nove e documenti inediti", Ed. Fratelli Bocca, Torino, 1928.

1. (continua)

Mazarino e il vecchio Copernico







Pubblichiamo a partire dal prossimo post, su questo sito, un lavoro del 1983 di due ex studenti del 
Liceo Copernico di Torino
su 
GIULIO MAZARINO 

Sintesi 

  • Giovinezza di Mazarino 
  • Giulio Mazarino celebre a 28 anni in Europa
  • La stima di Torquato Conti nei confronti di Giulio Mazarino
  • Mazarino in Piemonte
  • Accordi segretissimi di Mazarino con Urbano VIII
  • Arrivo a Parigi
  • Vita e politica di Mazarino; differenze con Richelieu
  • Mazarino fu certamente cardinale; ma fu davvero prete?
  • Tolleranza ed equilibrio di Mazarino nei confronti dei protestanti
  • Luigi XIV e Giulio Mazarino
  • Ultimi anni e malattia di Mazarino; premure di Luigi XIV e morte del cardinale
  • Difetti e pregi di Mazarino