giovedì 21 ottobre 2010

3. MAZARINO E LA "SUA" FRANCIA


da 

VITA E POLITICA DI

GIULIO MAZARINO
di 
Dario Coppola e Gloria Gazzola
(1983)

Nel tratteggiare la biografia di Mazarino abbiamo notato che Silvagni spesso ne esalta la personalità; tuttavia, spesse volte, egli afferma di non tralasciare le critiche "senza peli sulla lingua". 
Boulanger invece, descrivendo l'encomiabile opera diplomatica di Mazarino, si abbandona volentieri all'espressione di uno spirito nazionalista, dipingendo con forti tinte la grandezza della Francia.
Lo storico riporta i fatti che avvennero quando Luigi XIII si trovava al Passo di Susa durante la presa di Pinerolo da parte dei francesi e, in seguito, racconta degli spagnoli che assediarono Casale, finché  gli imperiali saccheggiarono Mantova. 
Il 23 ottobre 1630 francesi e spagnoli s'incontrarono sotto Casale ed entrambe le parti si preparavano a combattere quando, improvvisamente, un uomo irruppe al galoppo fra i due eserciti gridando "La pace!": era Mazarino che aveva ottenuto, in quel momento, una convenzione che pacificava tutti. Più tardi gli antimazarinisti insinuarono che tutto fosse stato preparato: il "furbo" avrebbe avuto, da tempo, l'atto in tasca senza farne parola, attendendo l'ultimo istante per meglio mettersi in scena. In ogni caso, Mazarino vinse la partita con questo gesto di audacia del quale si parlò in ogni corte  e in tutti gli eserciti d'Europa. Ormai Mazarino era un "autorevole" agente della Santa Sede, dotato di "fortuna","scienza" e "abilità". Egli rappresentò ufficialmente il Pontefice firmando poi il Trattato di Cherasco, attraverso il quale si pose fine alla guerra.
Qualche anno dopo, Mazarino si trovò a Parigi, città nella quale, affascinato dalla figura di Richelieu (nella foto), tornò più volte: si cominciava a delineare la passione di Mazarino nei confronti della Francia e della relativa storia politica. Nel 1632, Mazarino negoziò e ottenne la firma del Trattato di Torino. Qualcuno credeva addirittura che egli fosse francese ma, in realtà, Mazarino aveva soltanto uno sviscerato amore per la Francia che ammirava al punto da definirla "regno perfetto e omogeneo", con "solide frontiere", "quel suolo fertile e popoloso", "nazione densa, vivace ", che poteva - e doveva - dominare il mondo civile dell'epoca, ossia l'Europa occidentale e la Germania ancora informe: da queste descrizioni riportate si nota come il Boulanger esalti abbondantemente la Francia.
Proprio dal 1632 il capitano "Mazarino" cessò di esistere. Giulio, pur senza entrare nel sacerdozio militante, adottò l'abito ecclesiastico e ricevette due bei canonicati; fu nominato vicelegato ad Avignone, città nella quale egli,  per un anno intero, rimase a dispetto della Spagna, che lo detestava. 
Successivamente, Giulio fu nominato nunzio apostolico a Parigi: in due anni di nunziatura, Mazarino favorì tanto la Francia, per calcolo e per inclinazione personale. Piacque molto a Luigi XIII e a Richelieu, il quale gli avrebbe poi conferito ufficialmente, nel 1639, la nazionalità francese.



Fonti bibliografiche
Marcel Boulanger, "Mazarino", trad. italiana di A. Enrici del testo originale francese, Ed. Corbaccio dall'Oglio, Milano, 1954.
Umberto Silvagni, "Il Cardinal Mazzarino: con ricerche nove e documenti inediti", Ed. Fratelli Bocca, Torino, 1928.

3. (continua)

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