martedì 26 ottobre 2010

4. MAZARINO, IL DIPLOMATICO

da 

VITA E POLITICA DI

GIULIO MAZARINO

di 
Dario Coppola e Gloria Gazzola
(1983)
Mazarino si adoperò per ottenere, con un accordo segreto, la cessione di Pinerolo alla Francia, col pensiero e la speranza che essa potesse essere provvisoria, e fruttasse vantaggio al duca di Savoia. A detta del Silvagni, per la segretezza dell'operazione, Mazarino fu accusato da molti autorevoli biografi e storici del XVII secolo, di avere tramato nell'ombra lasciando all'oscuro tutti, in primis lo stesso pontefice. Il Silvagni, sostenitore appassionato di Mazarino, nella sua biografia critica a sua volta tutti i detrattori e riserva, invece, parole di elogio agli storici che hanno apprezzato l'opera di Mazarino; in particolare, Silvagni stima il Benedetti dispensando per lui abbondantemente giudizi di favore; altri storici, citati dal Silvagni, che si sono interessati a questi fatti sono il Bazzoni, il Quazza, il Brusoni e il Denina. Tuttavia per Silvagni soltanto il Benedetti poteva conoscere meglio degli altri le vicende: la spiegazione, che egli riporta, sta nella volontà di Richelieu di impossessarsi di Pinerolo. Papa Urbano VIII, ben sapendolo, voleva patrocinare il duca di Savoia e, pensando anche che così potesse venire meglio equilibrata la preponderanza spagnola quella francese in Italia secondo la politica del tempo, escogitò una proposta quando vide che i ministri e i legati dei vari Stati stranieri, tra cui Richelieu, si accingevano a guerreggiare per il malcontento suscitato dalla pace di Ratisbona. Quindi Urbano credette preferibile, a un eventuale ritorno degli spagnoli nel Monferrato, di lasciare alla Francia, con Pinerolo o Susa, una porta aperta in Italia. Da qui partirono accordi segretissimi con Mazarino: il segreto fu perciò voluto dal papa per evitare che i "sospettosi e attenti" ministri spagnoli, come li definisce il Silvagni, ne avessero "sentore". Così, per il Benedetti e il Denina, la prima mossa fu di Urbano VIII, in realtà, e non di Mazarino.

Nel 1634 Mazarino arrivò a Parigi, dove dette prova di operosità.
Egli mise a frutto la fitta di rete di relazioni interpersonali guadagnandosi consensi, stima , simpatia e prestigio, acquistando grande fama. Tra i fasti fu subito ricevuto solennemente per un'udienza dal re e dalla regina e, nel corso della sua permanenza nella città da lui amata, Mazarino divenne talmente amato al punto che, ammalatosi gravemente, ricevette la visita del re nel 1635.
Nei suoi discorsi Mazarino parlava sempre di sé il meno possibile: aveva imparato questa tattica quando era venticinquenne, nei suoi primi anni di esperienza diplomatica.
Più di una volta, e per lungo tempo, Mazarino dimorò anche a Rueil, residenza ordinaria di Richelieu, in una casa in cui abitò il cardinal Bichi: il Silvagni, citando la sua fonte che è sempre Elpidio Benedetti, riporta che Mazarino trascorreva buona parte del tempo a fianco del cardinal Bichi "rimanendo anche con lui sette ed otto ore continue".



Fonti bibliografiche
Marcel Boulanger, "Mazarino", trad. italiana di A. Enrici del testo originale francese, Ed. Corbaccio dall'Oglio, Milano, 1954.
Umberto Silvagni, "Il Cardinal Mazzarino: con ricerche nove e documenti inediti", Ed. Fratelli Bocca, Torino, 1928.

4. (continua)

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