martedì 19 ottobre 2010

2. LE PRODEZZE DI MAZARINO

da 

VITA E POLITICA DI

GIULIO MAZARINO
di 
Dario Coppola e Gloria Gazzola
(1983)

Tra i capitani italiani di quel tempo, ossia del 1620 circa, vi sono il conte di Collalto Ottavio Piccolomini e il generale Torquato Conti. Quest'ultimo apparteneva alla famiglia romana dalla quale uscirono molti guerrieri e ben nove papi dall'anno 931 al 1721.
Durante il pontificato di Urbano VIII (nella foto), Giulio Mazarino con la piccola armata pontificia andò a Milano nel 1623 e si guadagnò la stima del commissario generale Giovan Francesco Sacchetti che preferì ad altri Mazarino e lo adoperò nei negoziati con i governatori e i generali di Francia e di Spagna.
Così, anche per via del Sacchetti, Torquato Conti conobbe Mazarino che fu da lui visto dopo il ritorno dagli abili negoziati sui quali, in qualità di generale, gli chiese una relazione scritta: in essa Mazarino espose tutte le faccende relative alla Valtellina, i colloqui avuti, i negoziati intrapresi, nonché le proprie riflessioni. La relazione, poi spedita alla Corte di Roma, fu ritenuta "prudente", "virtuosa", "accurata" dal Conti che non sapeva spiegarsi come un giovane potesse discorrere con così fine politica.
L'abate Elpidio Benedetti traccia una biografia, di gran pregio, di Mazarino che è rimasta sconosciuta ai maggiori storici francesi fino alla metà dell'Ottocento: essa costituisce grande importanza soprattutto per quanto vi si legge nelle prime pagine alle quali attinsero scrittori come il Cousin e lo Chéruel.
Il Benedetti, uomo religioso appartenente a una famiglia "tradizionale" che conosceva gli affari politici di Francia e di Roma, fu amico e confidente di Mazarino, oltre che suo segretario, e agente del re di Francia.
Nell'opera del Benedetti viene esaltata la personalità del cardinale e, come avviene anche in altre biografie contemporanee, fra le quali quella di un anonimo di Torino pubblicata dal Chiala, si inizia attribuendo origini "fantastiche" a Mazarino. Il Nandé addirittura gli attribuisce come antenato un certo "Johannes Mazarinus nipote di Alaimus Leontinus", che il re Pietro d'Aragona avrebbe fatto gettare in mare da due nipoti per avere favorito i tentativi degli Angioini in Sicilia, durante la guerra del Vespro.
Secondo il Silvagni bisogna però dare pieno credito alle asserzioni del Benedetti, il quale dimostra nel corso della sua opera di avere una "costante veracità" anche nelle faccende francesi e negli "argomenti più gravi". In breve, il riassunto della vita del cardinale che fa il Benedetti è questo: Mazarino fu un ottimo scolaro, che si fregiava di filosofia spicciola e utile già nei suoi primi discorsi; fu un gran giocatore; si dimostrò un abile avvocato in un processo rivolto a suo padre da lui difeso brillantemente; Mazarino fu presto attratto dal lusso e dallo sfarzo di quei tempi; ci fu anche un vano tentativo, ad opera dei gesuiti, di trarlo dalla loro; negli anni trenta del Seicento, Giulio superò se stesso viaggiando tra Torino, Mantova e Milano, cercando di conciliare le parti allora in guerra, e ci stava riuscendo, finché il duca di Savoia, sottraendosi agli accordi, consentì l'inevitabile divampare della guerra.


Fonti bibliografiche
Marcel Boulanger, "Mazarino", trad. italiana di A. Enrici del testo originale francese, Ed. Corbaccio dall'Oglio, Milano, 1954.
Umberto Silvagni, "Il Cardinal Mazzarino: con ricerche nove e documenti inediti", Ed. Fratelli Bocca, Torino, 1928.

2. (continua)

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